Se pensate che nessuno al mondo abbia mai apprezzato quanto voi l’irresistibile bontà del miele, vi sbagliate di grosso. Infatti, avete dei golosi antenati che, fin dal 7.000 a.C., hanno scoperto e usato questa sostanza per deliziare il loro palato.
Non ci credete? Eccone la prova: diverse pitture rupestri rinvenute nelle Grotte del Ragno a Valencia, in Spagna, e risalenti al Mesolitico, sembrano raffigurare un uomo che si arrampica sulla cima di un albero o di una parete rocciosa scoscesa, circondato da api e con un contenitore in mano, presumibilmente per riporvi i favi.
Nei dirupi di queste aree, infatti, le api facevano spesso il nido nelle crepe della roccia e nelle cortecce cave degli alberi, spingendo gli abitanti a doversi ingegnare per poter raggiungere questo tesoro, spesso usando del fumo per allontanare gli insetti dall’alveare.
Impressionante vero? E pensate che questa stessa tecnica viene usata ancora oggi in India: c’è chi corre molti rischi per un po’ di ottimo miele.
A partire dal 2.700 a.C, sui documenti scritti su tavolette d’argilla della civiltà mesopotamica, il miele viene già descritto come medicina ed esaltato come uno degli alimenti più preziosi a disposizione dell’uomo.
Sono molte le civiltà ad averne parlato nei loro testi più rilevanti; si trovano tracce anche nella Bibbia, nel Corano e nel Talmud, ed è noto che Romani, Egizi e Greci lo apprezzassero moltissimo, tanto da definirlo “Il nettare degli Dei”. Una testimonianza concreta di quanto sia apprezzato dall’alba della civiltà, sia per il suo dolce sapore che per i benefici quasi miracolosi per l’organismo.